Kit di protezione personale nei reparti più a rischio, pochi medici e infermieri in corsia, viali degli ospedali pieni di visitatori senza alcun controllo. I sindacati di medici, infermieri e parasanitari lanciano l’allarme: “Siamo in emergenza”. Un appello lanciato nel momento in cui aumentano i casi di contagio o sospetto contagio da coronavirus anche fra chi lavora in sanità – gli ultimi sono due amministrativi dell’Asp di Catania. Intanto la Protezione civile regionale ha già ordinato 15 mila mascherine per i sanitari, e ha in programma altri ordini.
“La protezione degli operatori sanitari è di fondamentale importanza per continuare a fornire la necessaria assistenza in un momento di drammatica emergenza sanitaria. Si chiede quindi di provvedere con la massima urgenza, anche facendo ricorso all’intervento della Protezione civile nazionale, con particolare riguardo e massima urgenza per le Medicine e Chirurgie di accettazione e d’urgenza, di Malattie Infettive, di Anestesia e Rianimazione”, scrive Cimo Sicilia in una nota indirizzata all’assessorato regionale alla Salute e a tutti i manager della sanità.
In difficoltà anche il più grande ospedale siciliano, il Civico di Palermo con il suo presidio pediatrco “Di Cristina”. In una lettera indirizzata all’assessorato e ai vertici dell’azienda, le maggiori sigle sindacali dei medici e del comparto – Cgil, Cisl, Uil, Nursind, Fials – parlano di “un’emergenza, per molti di noi, mai sperimentata prima”. E chiedono subito misure di sicurezza in più per gli operatori: “Strenuamente – scrivono – stiamo chiedendo i necessari dispositivi di protezione individuale, le procedure e tutti i presidi atti ad operare in sicurezza; stiamo chiedendo più personale per tutti i profili professionali usando le graduatorie disponibili e creandone nuove per i profili che non ne hanno più a disposizione; il reintegro degli psicologi presso il pronto soccorso che tanto bene avevano operato; stiamo chiedendo, e non da ora, che il personale libero professionista sia integrato come personale strutturato, assumendo tutte le prerogative necessarie al fabbisogno quotidiano ed emergenziale; stiamo chiedendo un isolamento del personale non necessariamente esposto, come ad esempio gli amministrativi o gran parte degli ex Pip; chiediamo che le tutine vengano obbligatoriamente sanificate entro autentici percorsi controllati, dato che in molti sono costretti a lavarle a casa o, peggio ancora, hanno dovuto provvedere ad acquistarle a proprie spese”. Tutte richieste che – denunciano – finora sono rimaste inascoltate.
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