Dopo due lunghi anni segnati da pandemia da Covid-19, da paure ed incertezze, ma anche dalla voglia di ritornare a vivere una vita normale Giovanni Sicurello ha dato alle stampe Un naturale bisogno di imperfezione (Capponi Editore) il secondo volume della saga “I Curtigliara”. Questo secondo volume fa seguito a La perfetta coincidenza degli opposti che il nostro autore ha pubblicato nel 2019.
Avevo avuto il piacere e l’onore di intervistare Giovanni proprio nel 2019, in occasione dell’uscita del primo volume della saga e prima che questo stramaledetto virus sconvolgesse le nostre vite. A distanza di due anni vediamo se e come è cambiata la vita di un ragazzo che ha mille interessi, mille impegni (lavorativi e non), mille interessi e mille speranze…

Quanto ha inciso la pandemia da Covid-19 sulla stesura di questo tuo nuovo lavoro?
Parecchio. Durante la quarantena ho scritto pochissimo; non riuscivo a trovare la concentrazione. Però ho letto tanto, ho studiato per migliorare gli strumenti del mio artigianato. Oltretutto la chiusura ha fermato tutto, quindi la saga non è stata solo messa in pausa, ha rischiato di essere chiusa al primo libro. Fortunatamente i lettori non mi hanno abbandonato. Il mio lavoro esiste se esistono lettori ed è grazie a loro se la casa editrice ha deciso di andare avanti nonostante le difficoltà del periodo.
La maggior parte dei protagonisti del primo libro era formata da ragazzi che si proiettavano nel futuro. Senza spoilerare, cosa troveremo di questo futuro nel secondo libro?
Troveremo le conseguenze, soprattutto perché è passato un anno dalla fine del primo libro, quindi nel frattempo questa proiezione è cambiata, come sono cambiati alcuni percorsi. A tal proposito, all’inizio del libro, Nuccio dice: «Basta custufuturu! Siamo qui, ancora con un bicchiere in mano. Che queste cose possano non cambiare mai». Questa potrebbe essere la risposta.

E tu, come vedi il tuo di futuro?
Mi verrebbe da dire che la frase di Nuccio va bene anche per me. Ho pensato tanto al mio futuro in un’età in cui forse potevo permettermi di vivere senza ansie. La pandemia mi ha insegnato – e non credo di essere l’unico – a godermi quello che succede giorno dopo giorno, anche gli imprevisti; mettercela tutta, ma senza dannarmi per i risultati, che non sempre dipendono da me.
Sappiamo che sei anche impegnato a teatro, anche questo campo, purtroppo, è stato minato dalla pandemia. State riprendendo gli spettacoli?
Il teatro è stato devastato dalla pandemia. Per un anno non ho messo piede a teatro. Il problema non è ancora risolto, ma stiamo provando a risollevarci. Ho in cantiere progetti che legano la scrittura e lo spettacolo, ma è ancora presto per fare spoiler.
Inseguire i propri sogni alla fine paga o no?
Ho pensato parecchio a questa domanda. Nel mio caso la risposta è sì, ma non mi riferisco all’aspetto economico o di fama; parlo di obbiettivi. Se lo scopo della tua vita è raccontare storie, raggiungere lo scopo della tua vita paga, perché domani potrebbe arrivare la fine del mondo e tu non avresti rimpianti (questo è un piccolo spoiler).