La cosa che fa più male, tra le tante, di questa pandemia è la solitudine dei caduti. La quarantena, il lockdown, la crisi economica, il collasso degli ospedali, certo, ma il distanziamento sociale delle vittime è stato ed è tuttora drammatico. A parenti e amici non è consentito, anzi, è assolutamente negato l’accesso in ospedale anche per salutare un’ultima volta i loro cari che spesso non vedono da settimane.
Le persone muoiono sole, accudite dai sanitari imbracati negli ingombranti dispositivi di protezione individuale: medici, infermieri, OSS che tentano disperatamente di salvar loro la vita. Spesso ci riescono, altre volte no. E quella morte lì è la scomparsa della società, del mondo degli affetti, è la negazione di un’ultima carezza. Occuparsi dei morti segna, di fatto, la nascita della civiltà, a partire dalle popolazioni più antiche sino ad arrivare a noi, perché la nostra cultura si basa sul rito funebre, sull’accompagnamento del defunto a miglior vita o semplicemente su un momento di commemorazione del “passaggio”.
Il maestro Enzo Modica ha composto una marcia funebre dedicata a tutti coloro che hanno perso la vita a causa del Coronavirus, il suono delle note musicali per accompagnare e salutare un’ultima volta chi non c’è più, chi non ha potuto avere la vicinanza dei suoi cari, degli amici, negli ultimi istanti della propria esistenza terrena: «L’idea mi è nata l’anno scorso nel mese di aprile, in pieno lockdown, quando si susseguivano le notizie sui tanti contagi e sulle tante morti per Covid, quando ancora non capivamo bene cosa fosse questo virus, quando non si conoscevano le cure con cui combatterlo e quando ancora non c’erano i vaccini. Poi le tristi immagini dei camion militari che trasportavano le bare, lo strazio dei parenti per non aver potuto dare l’ultimo saluto ai propri cari, ecco… da lì è nata l’idea di comporre “L’incoronazione di spine”, un ultimo saluto che perdurasse nel tempo».
Il maestro Enzo Modica dirige il complesso bandistico “G. Palumbo” dal 2000, “L’incoronazione di spine” è la terza marcia funebre che egli compone dopo “Vive Ancora”, dedicata alla madre e “Perenne Ricordo”, dedicata ai suoceri.
“L’incoronazione di spine” è un bellissimo pensiero in ricordo di chi non è più fra noi, di chi ha sofferto in solitudine e, allo stesso tempo, è una marcia consolatoria per chi continua a vivere ricordando i propri cari.