CHI È L’UNTORE? IL COVID-19 CI STA ACCANTO

Gli ultimi dati pubblicati dell’Istituto Superiore di Sanità riportano l’evidenza che la maggior parte dei focolai relativi alla pandemia da Covid-19 si verifica in ambito domiciliare, siamo attorno al 77% circa del totale. Ma come avviene ciò? Come possiamo essere contagiati dai nostri familiari? Eppure, siamo stati così attenti, tutti lo siamo!

È insita in noi la convinzione che “l’untore” possa essere solamente qualcuno che sta al di fuori della nostra cerchia familiare, che non possa essere l’amico, il collega, il parente, da marzo sino ad oggi abbiamo sempre avuto la sensazione che l’untore non faccia parte della nostra “bolla”. Niente di più sbagliato!

Riflettiamoci un po’ su. Matrimoni, feste di compleanno, lauree, scaticchi in campagna, arrustitine varie… chi ultimamente non ha partecipato ad almeno uno di questi eventi? Ma c’è in noi l’idea radicata che una volta chiusa la porta di casa, possa essere chiuso fuori anche il Covid. Facciamocene una ragione, le cose non stanno affatto così. Perché, paradossalmente, ciascuno di noi si espone di più, rischia di più proprio con le persone più care, perché è talmente assurdo pensare che proprio i nostri affetti più cari possano farci del male. E neanche noi potremmo mai farne a loro.

Al riguardo, giorni addietro, mi sono soffermata a leggere un’intervista fatta da una testata giornalistica al prof. Claudio Mencacci, medico psichiatra, Presidente della Società Italiana di Neuropsicofarmacologia e Past President della Società Italiana di Psichiatria. Ebbene, il prof. Mencacci nell’intervista esponeva proprio la sua teoria relativa ai contagi intrafamiliari. Cosa ci induce ad organizzare degli eventi pur essendo coscienti che c’è una gravissima pandemia mondiale in corso? Cosa ci spinge a farci un aperitivo con un amico, ad andare a mangiare una pizza, a bere un caffè o a partecipare a compleanni et similia? Cosa ci spinge a considerare il pericolo Covid molto lontano da noi, direi lontanissimo anni luce?

Ab origine c’è il fatto che il nostro cervello sociale propende per selezionare le persone con cui facciamo amicizia, lavoriamo, condividiamo idee e progetti. Conseguentemente a questa scelta questo nugolo di persone rappresenterà per noi quella fetta di conoscenze da ritenere  – erroneamente – non pericolose. Con loro, contrariamente a quanto avviene con altre persone che si trovano al di fuori da questo segmento specifico, cala il nostro livello di attenzione al pericolo, tutte le nostre precauzioni scompaiono, qualsiasi distanza viene annullata. Questo perché l’affetto e la stima che proviamo per loro ci traggono in inganno: riteniamo con sicurezza che noi non potremmo mai fare del male a loro e viceversa.

Di fatto “untori” lo siamo tutti, ma quello che percepiamo come “l’untore” sarà sempre sicuramente chi è al di fuori della nostra cerchia, chi non conosciamo, chi non rispetta le regole del vivere civile, chi è lontano da noi per affinità, valori e idee.

Mencacci afferma quindi che mentre il nostro cervello sociale ha sviluppato da tempo un sistema per tenere distante l’estraneo, non ha ancora sviluppato un sistema per tenere distanti i nostri affetti. Quello che le istituzioni ci chiedono, ossia la distanza, lo stare lontani, va contro tutti i principi della specie umana che, per sua natura, si caratterizza per il fatto di stare assieme, lavorare in gruppo, cooperare. Il distanziamento è per noi una sorta di esperimento sociale inedito: “Stiamo andando tutti a scuola, per imparare nuove regole di comportamento. Magari non ci viene ancora spontaneo salutare un amico porgendogli il gomito, ma stiamo imparando”.

Quali espedienti adottare, dunque, per tenere lontane le persone che ci sono più vicine? Il Prof. Mencacci sostiene come, visti i tempi, sia necessario imparare a gestire in maniera appropriata la propria affettività, prendendo in considerazione – soprattutto –  il fatto che il distanziamento deve essere visto e vissuto come un atto d’amore e di rispetto per l’altro, non certo un gesto di indifferenza o distanza emotiva, cosa che spontaneamente potremmo pensare.

In tempi di Covid-19 la distanza è vita e la vita deve essere vissuta con gli amici… anche se distanti.

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