CASTELTERMINI 26 DICEMBRE 1920 – ATTENTATO DINAMITARDO ALLA SEZIONE SOCIALISTA DI CASTELTERMINI (di Mario Mallia)

Oggi ricorre il centesimo anniversario dell’attentato dinamitardo alla sezione socialista di Casteltermini.

Dopo la repressione del Fascio dei lavoratori, avvenuta a Casteltermini nel novembre del 1893 prima della decretazione dello stato d’assedio in Sicilia decisa dal Governo Crispi nel gennaio 1894, le lotte contadine ripresero per impulso dei reduci di guerra che tornati nelle loro famiglie non ottennero la terra che il Presidente del Consiglio Vittorio Emanuele Orlando aveva promesso in cambio del loro contributo alla “vittoria”.

Da ciò mosse la ripresa delle lotte contadine attraverso lo strumento delle “affittanze collettive”, contratti di affitto stipulati tra proprietari terrieri e cooperative contadine.

Nella Sicilia del latifondo “l’affittanza collettiva” si proponeva di sostituire l’intermediazione parassitaria degli affittuari-gabelloti, quasi sempre coincidente con soggetti mafiosi, che si interponeva tra l’aristocrazia fondiaria e i contadini e toglieva a questi ultimi ogni possibilità di civile sopravvivenza.

Nell’impostazione dei socialisti, fondata sulla lotta di classe, l’affittanza collettiva doveva costituire la premessa della socializzazione della terra. I proprietari terrieri erano poco orientati verso le affittanze collettive, sebbene recassero loro un vantaggio economico comparato rispetto alle affittanze ai gabelloti. Prevaleva nei loro comportamenti una ragione di potere in quanto le affittanze collettive stimolavano lo sviluppo di una coscienza sociale nuova, un nuovo protagonismo delle masse contadine e questo era visto come un pericolo per la perpetuazione del consolidato “potere di fatto” sulla società gestito da agrari e da affittuari-gabelloti mafiosi i quali videro nelle affittanze collettive e nelle cooperative di matrice socialista un ingombrante concorrente in quanto sostituiva il parassitismo e la prevaricazione del potere mafioso con la produzione cooperativistica e la solidarietà tra i contadini, da abbattere anche con l’uso della violenza, che nella prassi mafiosa costituisce uno degli strumenti della sua impresa economica.

In siffatto contesto storico-sociale maturò l’attentato mafioso dentro la sede socialista di Casteltermini il 26 dicembre del 1920, avvenuto dopo le uccisioni di tre dirigenti cooperatori socialisti come Lorenzo Panepinto assassinato a Santo Stefano Quisquina nel 1911, Bernardino Verro a Corleone nel 1915, Nicola Alongi a Prizzi nel febbraio del 1920 e il socialista massimalista e dirigente politico e sindacale Giovanni Orcel a Palermo nell’ottobre dello stesso anno in cui con il martirio dei nostri concittadini socialisti Giuseppe Zaffuto, segretario della sezione, Carmelo Minardi, Calogero Faldetta, Gaetano Circo, Salvatore Varsalona si concluse nel dicembre la barbara sequela della violenza mafiosa relativamente al 1920.

Il contadino Salvatore Varsalona è il nonno di Filippo Varsalona, divenuto Sindaco di Casteltermini nel 1988.

Mario Mallia

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